11 Ottobre 2024

Mi son sempre chiesta come e quando i calciatori decidano come esultare. Se lo fanno durante la notte che precede la partita della vita o se magari improvvisano e basta, creando, in ogni caso, quelli che poi diventeranno ai nostri occhi dei veri e propri marchi di fabbrica come il “Siuuu” di CR7, il “bum bum” del pistolero Piatek, la Dybala – mask o, se vogliamo tornare indietro nel tempo da bravi tifosi nostalgici, la linguaccia di Del Piero, il cuore di Pato, l’areoplanino di Montella, fino alla smitragliata di Batigol.

Esultanze in solitaria ma non solo. Nello spettacolo del calcio come non farsi venire la pelle d’oca ripensando a quelle che sono ormai vere e proprie immagini iconiche dello sport di squadra per eccellenza, quelle meravigliose esultanze che fanno gruppo e ci fanno sentire parte di un gruppo.

Penso al trenino del Bari, alla devozione di Francesco Moriero che lucidava le scarpe del Fenomeno Ronaldo dopo ogni suo gol, fino ad una delle più chiacchierate degli ultimi tempi (non vi sarete mica persi la diretta IG?), quella “siesta” assolutamente spontanea tra Vieri e Del Piero subito dopo il gol di Bobo in quell’Italia – Norvegia dei tristi Mondiali del ’98.

Ma in fondo, senza scomodare trenini e lustrascarpe, a noi tifosi basta poco per emozionarci. Spesso è sufficiente un semplice abbraccio, uno addosso all’altro a cercare il compagno eroe del giorno, quello che ci ha fatto vincere la partita al 90° o che ci ha regalato l’assist della vita o che, perché spesso ce ne dimentichiamo, ha parato un rigore regalandoci una gioia pari a quella di un gol.

E allora mi chiedevo cosa resterà di tutto questo? In un calcio a porte chiuse, senza tifosi, fatto di tamponi a giorni alterni, borracce personali, probabilmente occorrerà cambiare temporaneamente anche il modo di esultare.

E allora, in attesa di conoscere le sorti del nostro calcio, mi piace immaginare Bobo e Pinturicchio seduti l’uno di fronte all’altro, rigorosamente ad un metro e mezzo di distanza: “Oh Alex, occhio a non avvicinarti troppo eh?”.

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