Personaggi: Sara Simeoni, la donna dei record!

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A volte gli eroi non hanno le idee chiare. Lo diventano per caso. Lo diventano perché magari prendono casualmente una strada che, forse, nemmeno interessava. Magari dopo un sogno andato in frantumi.

Ed è un po’ così che Sara Simeoni è diventata Sara Simeoni.

Riccia e timida, di Rivoli Veronese, Sara aveva un sogno: la danza classica! Ma non in un teatro qualunque, lei voleva diventare ballerina nell’Arena di Verona. Ma durante le prove le dissero che era troppo alta per ballare.

Era il 1963, Sara aveva 10 anni e probabilmente si ritrovò in lacrime ad odiare quei centimetri che la distinguevano dalla media delle ragazzine della sua età e che avevano distrutto il suo sogno.

Fu la sua insegnante di educazione fisica, Marta Castaldo, a proporle di provare col salto in alto “Sai, quelle gambe lunghe possono davvero far la differenza”.

E allora capisci che la vita, in fondo, è solo una questione di punti di vista.

Sara ci prova davvero. Si allena con costanza e determinazione fino a diventare, dopo soli cinque anni, primatista italiana con 1.71 mt!

Ma non le bastava: grazie allo stile Fosbury (tecnica che ha cambiato radicalmente il salto in alto) Sara continuava a crescere e migliorarsi, fino a sgretolare il record del mondo messo su un anno prima dalla sua rivale storica, la tedesca dell’est Rosemary Ackermann.

Sara in quella gara di Brescia, con pochissima gente sugli spalti, volò fino a 2.01 mt: era il 1978 e lei diventò una leggenda.

Nella sua carriera vanta anche un oro olimpico, quello delle Olimpiadi boicottate del 1980, quelle di Mosca. I primi a boicottarle, a causa dell’invasione Russa in Afghanistan, furono gli atleti statunitensi, seguiti a ruota poi da altre 65 federazioni tra cui Canada e Germania dell’Ovest.

Ma noi c’eravamo e Sara Simeoni anche. E portò a casa uno degli ori più emozionanti che lo sport italiano ricordi.

Sara Simeoni
Sara Simeoni (immagine tratta da Fidal.it)

Sara ebbe un attacco di panico poco prima della gara, per poi ritrovarsi sul gradino più alto del podio dopo aver volato fino a 197 cm, con le lacrime agli occhi, cantando Viva L’Italia di De Gregori. Già, perché quelle Olimpiadi saranno ricordate anche per questo: nessuna bandiera tricolore (fu il nostro modo di dire la nostra in quelle strane Olimpiadi) e quindi nessun inno nazionale in caso di vittoria. E Sara allora cantò De Gregori con una medaglia d’oro appesa al collo.

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