Personaggi: Francesco Damiani
A Busto Arsizio 22 ragazzi hanno scavalcato una recinzione per entrare in un campo da calcio e sono stati immediatamente identificati e denunciati dalla Polizia con l’accusa di “calcio abusivo”.
Non avrei mai pensato di leggere qualcosa di simile in tutta la mia vita, ma questa pandemia che stiamo affrontando in quarantena ribalta logiche, abitudini e distanze, così l’immagine di questi ragazzi ha avuto l’effetto di una ventata di libertà, un atto liberatorio, da condannare, ma che tutti noi vorremmo fare.
Scavalcare quelle recinzioni non deve essere stata roba da poco per loro, un po’ come per Francesco Damiani scavalcare quelle quattro corde non era roba da tutti perché in fondo si sale sul ring con tutte le proprie paure, tutti i disagi e tutte le ansie.
Damiani è stato uno dei più grandi boxer italiani, detentore persino della corona Wbo del mondo dei pesi massimi, allenatore della nazionale azzurra, guidata alle olimpiadi di Pechino e Londra con un bilancio di tutto rispetto di due bronzi, tre argenti e un oro.
Un oro lo avrebbe anche meritato sul ring nella famosa finale olimpica del 1984 a Los Angeles, contro Tyrell Biggs, ma i giudici incomprensibilmente non furono di questo parere.
Ma preferiamo ricordarlo per aver battuto il grande Teofilo Stevenson dopo 11 anni di imbattibilità e per le 29 vittorie consecutive che gli consentirono di centrare i titoli di campione internazionale WBC, campione europeo Ebu e campione del mondo Wbo.
Oggi lo ricordiamo come esempio di tenacia e semplicità, perché in un momento così difficile per l’umanità, c’è bisogno di ricordarci tutti ora più che mai, che non dobbiamo mollare, che è il momento di raccoglierci e incassare, ma presto torneremo a sferrare un jet, a centrare l’incrocio delle linee facendo saltare il gesso, a scavalcare una recinzione per entrare in campo a tirare due calci ad un pallone senza che qualcuno ci dica che siamo “sportivi abusivi”.